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Una proposta di value design per le imprese agritech


Le imprese dell’agritech e del food oggi stanno affrontando una sfida importantissima: quella di riportare al centro le produzioni agricole e il tema dell’alimentazione sana e sicura, facendo riemergere valori legati alla tradizione produttiva, ma anche alla sostenibilità ambientale e a temi che hanno ricaduta economica e sociale a livello globale, come la disponibilità di risorse in alcune parti del mondo limitate.

E’ una grande responsabilità per questo settore, ma anche una grande opportunità di rinnovarsi, quelle realtà che lo hanno capito stanno riscrivendo il modo di produrre rigenerando il suolo, risparmiando acqua ed energia, tracciando le filiere, aumentando la sicurezza e la salute delle colture, combattendo la contraffazione, proteggendo le economie locali, rendendo sostenibili le produzione e cruelty free le sperimentazioni, rieducando il consumatore e orientando le scelte di consumo verso modelli che contemplino stili di vita più responsabili, recuperando colture antiche e spazi di vegetazione essenziali e rendendo accessibili nei Paesi in via di sviluppo cibo e risorse idriche essenziali per la vita.

Tutto questo avviene in un settore che, nel mentre, si confronta al suo interno innovando lunghe tradizioni produttive, affrontando passaggi generazionali, che si sta connettendo ad altri settori come quello del turismo, educandosi alle relazioni istituzionali e tra stakeholder, per fare della propria narrazione ritrovata il punto di partenza di strategie glocal di attività mirate ad aumentare l’attrattività territoriale.

Quali sono allora i punti cardine di una strategia di valore per una impresa agritech che vuole essere competitiva, re-interpretando il proprio ruolo nel contesto globale? Eccole qui.

Contribuire all’attivazione di strategie di crescita congiunte, che portino innovazione non solo nella propria azienda ma anche in quanto capaci di rinforzare i piccoli produttori locali come unione.

Scegliere l’agricoltura integrata intesa come scelta di integrazione delle tecnologie moderne dentro ai meccanismi naturali, finalizzata ad aumentare il potenziale di produttività oltre che la produzione vera e propria e allo stesso tempo a ridurre l’impatto ambientale e l’impoverimento del suolo, preservando la biodiversità.

Avere come obiettivo e come parte del proprio racconto la nutrizione sana, intesa come necessità delle nuove aziende agritech di innovare focalizzando la propria attenzione sulla qualità e sicurezza delle produzioni e sulla salute dei consumatori, riducendo ad esempio additivi e agenti chimici e tracciandone l’utilizzo lungo le filiere.

Contribuire a realizzare l’inclusione finanziaria rurale: che consiste  nella considerazione dei micro-finanziamenti come parte di una strategia di rinforzo dell’economia rurale e della produzione. Non solo per il proprio progetto e nel proprio territorio, ma investendo in quei territori dai quali provengono le materie prime che si utilizzano e dove il credito non arriva e la situazione economica é precaria.

L’ utilizzo di energia rinnovabile, come base di una produzione sostenibile (anche economicamente) e della creazione di prodotti sempre più accessibili.

Contribuire alla realizzazione di una vera industria circolare sin dalla creazione del prodotto o dal design dell’innovazione per la produzione. Come? Attraverso il coinvolgimento di imprese impegnate a migliorare lo smaltimento e il riciclo dei rifiuti industriali e domestici. La catena del valore costruita sull’impatto è la nuova frontiera dell’agritech, nonché un generatore di vantaggi sul mercato che derivano, tra le altre cose, da una comunicazione a valore aggiunto.

Contribuire all’accesso all’educazione e al management mirato: il settore dell’agritech ha bisogno di un management competente in tutte le parti del mondo. Investire nell’innovazione anche primaria nelle parti del mondo dove questa non é garantita é la prima base di un rivoluzione del settore e di uno sviluppo che funzioni ad una sola velocità. Questa responsabilità non é solo del settore agritech ma di tutte le imprese dei Paesi sviluppati.

Dare importanza alle stakeholder relations: non devono mai mancare in una strategia. “Restare nel proprio orto” ed esservi confinati oggi è un rischio vero, come non confrontarsi con i decisori pubblici e con i rappresentanti degli interessi ritarda l’arrivo di aiuti fondamentali che dipendono dalla conoscenza da parte di questi stakeholder chiave di problematiche specifiche del settore che hanno bisogno di tempo per entrare in agenda ed essere considerate “degne” di un intervento. Le relazioni e l’associazionismo servono a creare rappresentanza e a rafforzare piccole entità che da sole non hanno le dimensioni e le risorse per farsi ascoltare, oltre che per dimostrare che il loro interesse non é particolare, ma é importante per l’ intera categoria.

Pensare al destination marketing: l’agritech é sempre più un’opportunità di valorizzare i territori locali rendendoli attrattivi per investitori e turisti. Il destination marketing in questo senso non aumenta solo la reputazione del prodotto e del luogo di provenienza, ma produce crescita positiva dell’indotto e crea nuove opportunità a livello locale.

Affrontare la fame nel mondo e le piaghe sociali globali: come contribuisce questo alla competitività di una impresa agritech? I Paesi in via di sviluppo sono un mercato di sbocco per alcune innovazioni, ma possono essere un partner produttivo, un terreno di studio, un’opportunità di CSR mirata a far emergere i propri valori. Contribuire alla loro crescita é prima di tutto una responsabilità verso chi vi abita e verso il Pianeta, che é destinato ad essere abitato da persone in grado di utilizzare e rigenerare correttamente le risorse, indipendentemente dalla cultura, dalle opportunità e dal grado di scolarizzazione.

Se vuoi capire insieme a me come affrontare il tuo caso psecifico guarda le mie disponibilità.