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Comunicare la value chain


Cambiano i modelli di business, cambiano i modelli di esperienza e comportamento del consumatore, aumenta la sensibilità degli utenti alla comunicazione dei valori, l’applicazione delle tecnologie diventa un basic dell’innovazione  anche nei business più tradizionali: ma come cambia la comunicazione delle aziende tradizionali e più innovative per adeguarsi a tutte queste novità?

Da questa settimana vi racconteremo come la vostra azienda può dare un boost alla propria competitività riconoscendo nei propri processi cosa genera valore e rafforzandolo attraverso la comunicazione con gli stakeholder e i clienti e attraverso le PR.

Nel suo valore più profondo quello della Value Chain non è un concetto che si adatta solo al mondo produttivo, bensì riguarda ogni processo finalizzato a generare valore per il consumatore.

Questa - che è una delle interpretazioni possibili di un‘espressione un po’ inflazionata oggi- è una descrizione che da sola ci aiuta a comprendere come può essere difficile per l’azienda tracciare in modo lineare la propria catena del valore, considerando quindi anche le relazioni generate e il concetto di “value network”, che coinvolge la dimensione collaborativa di ciascun processo destinato a produrre competitività e a tradursi in attenzione del consumatore.

Descrivere una value chain per comunicarla significa quindi, per il comunicatore, prima di tutto identificare l’impatto di ogni step e di ogni relazione che interviene in modo virtuoso nella produzione di un bene o servizio, sapendo scegliere cosa valorizzare in base alla sensibilità di utenti finali e stakeholder di un determinato brand. L’idea è di trasformare il prodotto/servizio sulla base  degli input e le informazioni esterne, contestualizzando il senso delle proprie scelte.

Per fare questa scelta è necessario avere le idee chiare su cosa è tanto importante da influire sulle scelte di consumo dell’utente finale costruendo una mappa del valore ad esempio attraverso il value proposition design.

Saper individuare cosa in una lunga catena o mappa di passaggi è davvero passibile di apportare valore aggiunto è la chiave che  tantissime aziende oggi cercano per poter imparare a descrivere meglio il proprio operato in modo che si collochi tra gli elementi a cui il consumatore è attento.

Ma saper collocare in una mappa di step cosa genera valore non basta, perché è importante anche saper misurare e lavorare sugli elementi/tecnologie che possono servire a far crescere quel valore: un esempio è quello della tracciabilità e rintracciabilità nella filiera alimentare, dove il valore che nasce nel momento della rilevazione di alcune informazioni relative ai trattamenti, materie prime, prodotti e aumenta quanto più si lavora sulle tecnologie che oggi permettono di raccogliere dati sempre più specifici e dettagliati e di trasmetterli attraverso piattaforme di condivisione di filiera.

Sono i settori più in contatto con il valore della sostenibilità (come appunto il food, l’energy, i servizi ambientali, le multiutility, le iniziative pubbliche rivolte alla cittadinanza) ad aver raggiunto oggi una maggiore consapevolezza del bisogno di leggere in maniera critica i propri processi non solo al fine di efficientarli e riconoscere quelli che in futuro dovrebbero diventare core, ma con lo scopo di evidenziando la capacità di ogni passaggio di generare qualcosa che il mercato apprezza particolarmente, forse perché il valore della sostenibilità ambientale, per dirla in modo semplice, “mette tutti d’accordo” -almeno sulla carta-  e restituire informazioni sui propri processi per renderli meno impattanti per l’ambiente, per molte aziende, oggi è anche un fatto di compliance normativa.

Se per le imprese innovative del settore agroalimentare, ad esempio, misurare e comunicare la value chain è qualcosa che viene percepito come normale e fondamentale nel processo di definizione della comunicazione strategica, per altre industry non è ancora così: pensiamo al settore healthcare, ai trasporti, ai servizi finanziari e assicurativi e alle prestazioni professionali dove, nonostante questo concetto si stia affermando, sono ancora poche le best practices reali.

Comunicare la Value Chain, poi, è qualcosa che ognuno oggi fa a modo proprio, nonostante esistano delle best practices internazionali di riferimento.

Infine, ogni azienda può costruire la propria competitività non solo basandosi sulla valorizzazione della propria unicità e lavorando alla propria value chain, ma anche investendo nell’evoluzione del consumatore e nella sua futura maggiore capacità di riconoscere la qualità diventando al contempo incline a stili di consumo responsabili.

Nel prossimo articolo vi racconteremo come si fa nella pratica, dandovi degli spunti pratici su come individuare il valore, farlo emergere e comunicarlo. Restate connessi!