Vediamo quindi alcuni perni della promozione della diversità che riguardano la comunicazione, di cui ogni Organizzazione dovrebbe tenere conto:
- Portare l’integrazione delle diversità ben oltre il documento di mission e di vision aziendale, tenendone conto nella creazione e gestione dei processi che partecipano al raggiungimento degli obiettivi dell’Organizzazione: questo distingue una semplice visione espressa per impressionare gli stakeholders da un vero piano di Diversity Management che produce risultati di competitività in funzione di una crescita di valore interno.
- Fare in modo che il team comprenda e faccia proprio il valore della diversità.
- Crea all’interno della propria Organizzazione un mix di diversità e organizzare le risorse sulla base degli obiettivi di business esterni: assumere quindi le persone che comprendano la cultura e i problemi delle comunità target e ..fidarsi di questi ambassadors.
- Dare importanza al training continuo e fare in modo che la comunicazione, plasmata sul percorso di training, venga continuamente verificata, anche quando non c’è diversità culturale, questo perché quando si tratta di superare delle barriere nulla può essere dato per scontato.
- Essenziale la presenza di un diversity manager che costruisca un percorso ad hoc per l’azienda e che lo mantenga sempre ingaggiante, favorendone il funzionamento e la flessibilità.
- Creare un ambiente inclusivo che permetta a ciascuno di mettere a frutto il proprio potenziale e di raggiungere obiettivi di crescita professionale tramite un percorso segnato.
- Non concentrarsi sul ridurre il pregiudizio e sul definire tutte quelle forme di comunicazione politically correct, bensí fare spazio alle azioni che rendono la contaminazione effettiva e arricchente.
- coinvolgere tutti e progettare il training anche tra colleghi tra i quali l’elemento di diversità sembra mancare: questo è l’esercizio più interessante perché la scarsa comunicazione è sempre dietro l’angolo, così come lo sono i pregiudizi e le incomprensioni, figli del dato per scontato.
- Porre l’attenzione sulle questioni professionali e sul miglioramento dello scambio e dei processi, valorizzare la collaborazione al di là delle mere questioni personali.
- Concentrarsi sull’accessibilità della comunicazione, ad esempio, mantenendo aperti canali di comunicazione interna come luogo della partecipazione e dello scambio, oppure studiando codici condivisi privi di metafore slang ma ricchi di esempi.
- Concentrarsi sulla percezione dello staff rispetto alla maggiore o minore credibilità e autorevolezza delle fonti di informazione interna (utilizzate per il training), poiché persone diverse possono dare fiducia e riconoscere come autorevoli fonti completamente differenti.
- Disambiguare le regole di base del training in ogni modo possibile: le regole del gioco devono essere chiare.
- Non lasciare cadere i rumors che possono essere indice di insuccesso degli obiettivi del training.
- Non assumere toni inquisitori verso chi tarda a mettere in pratica le regole condivise e il training, ma sforzarsi di chiarire, probabilmente c’è ancora qualche problema di comunicazione da affrontare.
- Abitua ogni componente del team a mettersi nei panni altrui, anche con esercizi pratici che facciano comprendere attraverso una modalità esperienziale cosa provano gli altri.
- Abbandonare i parametri del ‘socialmente desiderabile’ validi per la comunicazione esterna e abituare il team a ragionare su minimi fattori comuni che permettano integrazione, inclusione e interazione e una collaborazione proficua, specie se la diversità contempla anche forme di disabilità che riguardano persone con capacità residue limitanti dal punto di vista dell’interazione sociale con il gruppo.
Da tener conto che gli aspetti di performance e professionalità non definiscono una persona nella sua complessità per questo prima di considerare in modo integrato personalità distinte, un manager dovrebbe considerare in modo integrato i vari aspetti della personalità di ogni singolo, dall’aspetto professionale a quello personale di ognuno.
Infine, comunicare all’interno e all’esterno dell’Organizzazione l’effettiva aderenza a progetti che nella quotidianità promuovano il rispetto, l’inclusione, l’integrazione e la ricerca di valore dato dalla diversità è senza alcun dubbio strategico: se la comunicazione interna aiuta il team a testare la consistenza della mission (fino ad ora solo sulla carta) e fa conoscere loro le effettive opportunità messe a disposizione, la comunicazione esterna fa crescere la reputazione verso i portatori di interesse, rendendo l’Organizzazione, possibilmente, anche un esempio di riferimento per il settore (come accade con l’employer branding).