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Value chain re-design per un'industria a maggior impatto sociale


La catena del valore descrive la struttura di un’organizzazione attraverso i processi che determinano la creazione di un prodotto o di un servizio passando da attività primarie e attività di supporto. In un senso più lato, la catena del valore individua anche l’insieme delle dinamiche dell’indotto/ filiera che incidono sulle scelte e sui processi dell’impresa determinando valore e caratteristiche dell’offerta in generale.

Se la struttura della catena del valore veniva in passato definita solo tenendo conto di obiettivi di efficienza e di creare un vantaggio competitivo per l’azienda, oggi anche gli obiettivi di maggiore impatto positivo di quella data produzione possono determinare scelte imprenditoriali che si traducono in riorganizzazione dei processi.

La logica moderna, quindi, diventa quella di creare allo stesso modo vantaggio per l’azienda e per il mondo esterno, dove il vantaggio per l’impresa già si amplifica grazie alla maggiore reputazione che essa conquista agli occhi dei consumatori attenti a temi sociali e ambientali e alle ricadute delle azioni dell’impresa sulla comunità di riferimento (locale e globale).

Questa idea sempre più comune di ridisegnare la propria catena del valore porta l’impresa a intraprendere percorsi complessi e spesso lunghi, che partono dalla scomposizione dei propri processi e dall’analisi approfondita anche dei processi dei loro partner di filiera.

Ed è proprio questa prima fase quella chiave poiché, partendo da un valore da perseguire (ad esempio l’obiettivo di migliorare la connessione tra impresa e ambiente circostante) e da un obiettivo di crescita, scomporre e analizzare una catena del valore nel contesto di una filiera induce l’azienda a mettere in luce tutta una serie di processi sub-ottimali rispetto agli obiettivi attualizzati.

Il value chain re-design con scopi di impatto si applica quindi, ad esempio: quando un’impresa cerca un posizionamento differenziante, quando deve assolvere a obblighi normativi, nel recovery da crisi (ancor più se la crisi ha generato anche crisi di comunicazione), quando l’impresa desidera accompagnare la ricerca di una maggiore efficienza con una giustificazione fondata nei valori, quando l’impresa vuole far emergere i suoi valori fondanti rendendoli guida nelle scelte imprenditoriali, quando l’impresa deve giustificare scelte impopolari (es riduzione del personale, nazionalizzazione della produzione, riduzione della produzione) con motivazioni di comune interesse, quando l’impresa deve adeguarsi ad un nuovo mercato, per dare fondamento a degli orientamenti comunicativi desiderati, per attrarre stakeholder, fornitori o clienti che sarebbero inaccessibili per questioni di disallineamento valoriale.

Nella catena del valore si nascondono infatti l’impatto ambientale e sociale di un’impresa, solo scomponendola con l’aiuto di tecnici spesso si è in grado di distinguere il valore o disvalore introdotto da alcune scelte o processi, che ricade sul prodotto finale.

Si parla oggi tanto di catene del valore sempre più sostenibili dal punto di vista ambientale, perché c’è molta hype intorno a questo tema grandemente dibattuto, ma si parla ancora poco dell’impatto sociale (in termini di rispetto dei diritti umani, dei lavoratori, di uguale accesso all’istruzione e alle risorse, di sfruttamento delle competenze specializzate) come si parla ancora poco di tutela dello sviluppo dell’economia locale dei luoghi di produzione e di pratiche scorrette di mercato che tolgono valore alla produzione e al lavoro.

L’utilizzo virtuoso delle competenze lungo la catena del valore per un’azienda oggi è determinante: una nuova visione di rapporto uomo -impresa può essere la svolta di un modello di business che tenta di farsi largo sul mercato. la questione della delocalizzazione delle produzioni, argomento ormai inflazionato, è uno dei temi intorno ai quali ruota molto del dibattito che riguarda talune produzioni e che orienta le scelte di moderni consumatori informati e consapevoli.

Un catena del valore moderna dovrebbe creare progresso scalabile, e ci sono oggi molti enti di riferimento, premi, audit, fondi europei che orientano le imprese a metabolizzare questa logica, accompagnandole a ripartire dai bisogni umani per poter dare ai consumatori un racconto di futuro in cui essi possano rivedersi.